domenica 5 agosto 2012

i leprottini sopravvissuti alla BCS

finalmente dopo diversi mesi ci siamo cimentati con il taglio del prato. Per esatezza, Angelo si è avviato verso il prato come un samurai al duello o l'ultimo dei moicani allo scontro decisivo. Dopo circa mezz'ora era stato rasato un decimo del prato.
A questo punto, con il sole iniziava a scottare, è entrato in azione il mitico Giuseppe sulla BCS. Se non sapete cosa è una BCS, qui siete out. In campagna la BCS è uno strumento fondamentale, è cosa per soli maschi, il cui funzionamento pare sia facile, ma difficile. Comunque Giuseppe è entrato in giardino e in circa 10 minuti (l tempo di mettere su il caffè e versarlo nelle tazzine) ha rasato tutto il giardino. Che meraviglia la BCS e Giuseppe. Di Giuseppe vi parlerò un altro giorno, perchè merita un post tutto suo. Angelo, occhio vigile e attento, mi dice di prendere la macchina fotografica perchè, secondo lui, Giuseppe ha fatto lo scalpo ad un leprotto. Armata della mia Canon mi sono avvicinata al mucchio di peli che si vedeva tra il melograno e il fico e .... è la tana di una leprotta, con tanto di leprottini. Sopravvissuti alla BCS e a Giuseppe. Bravi leprotti, siete fortunati!
Sono corsa a chiamare Francesco per vedere cosa e se si doveva fare qualcosa. I leprottini saranno almeno 6, non si distinguono molto perchè sono uno sopra l'altro, saranno grandi quanto un pugno di un bambini, con delle orecchie piccoline piccoline e gli occhi chiusi. Molto carini e teneri! Francesco ed io abbiamo deciso di fargli una capanna per ripararli dal sole cocente del pomeriggio. Il dubbio è se la mamma li ritroverà.
Verso l'ora di pranzo abbiamo visto la mamma entrare nella capannina e abbiamo tirato un sospiro di sollievo. Adesso bisogna slo vedere se il gatto che gira qui intorno ... Buona notte leprottini, ci vediamo domani mattina.

venerdì 22 giugno 2012

La civetta sul comò

Mi sono sempre chiesta cosa ci facesse una civetta su un comò, se per civetta si intende un uccello e per comò un mobile. La cosa appare strana, ammettiamolo. Non parliamo poi del prosieguo della storiella, che dovrebbero vietare ai minori. La civetta, nel mio immaginario infantile (e non solo) era un uccello grosso almeno quanto un condor, con due occhi sbarrati ben posso dissimile da un gufo. Adesso che ne vedo una tutta le sere sul tetto del fienile davanti alla finestra mi devo ricredere: è piccola, i due occhi sbarrati li ha davvero e continua ad assomigliare ad un gufo, che non ho mai visto. Insomma è piccola, circa come un piccione, mi si perdoni il paragone, ma per noi cittadini appena trasferiti in campagna è il piccione è l’unico uccello conosciuto oltre al canarino del vicino. Il comò è comunque sempre un mobile. Allora cosa ci fa una civetta su un mobile? Il mitico Francesco, foriero di ogni sapienza contadina, mi racconta che le civette entrano dentro le canne dei camini, cadono nel salotto e possono essere addomesticate… dalla figlia del dottore dalle voglie un po’ strane. Mi piacerebbe avere una civetta sul comò che mi guarda con i suoi occhioni spalancati, non è romantico? Visto però che per me gli animali hanno diritto all’aria aperta, come i bambini e gli umani in genere, mi procurerò una civetta di ceramica da mettere sul comò.